di Mimmo Muolo in “Avvenire” del 4 giugno 2020
Ferma condanna del razzismo. Ma anche della violenza che sta dilagando in molte città degli Stati Uniti. E soprattutto la preghiera di suffragio per George Floyd, il 46enne deceduto a Minneapolis durante l’arresto, e per tutti i morti degli ultimi giorni. Così il Papa ha voluto manifestare ieri il proprio pensiero sui tragici avvenimenti negli States, assicurando innanzitutto che sta seguendo «con grande preoccupazione i dolorosi disordini sociali» in corso, proprio come conseguenza «della tragica morte del signor George Floyd». Francesco ne ha parlato al termine dell’udienza generale del mercoledì, durante i saluti ai fedeli di lingua inglese. «Cari amici – ha sottolineato –, non possiamo tollerare né chiudere gli occhi su qualsiasi tipo di razzismo o di esclusione e pretendere di difendere la sacralità di ogni vita umana». Un accostamento, quest’ultimo, che pare mirato a quanti (non solo il presidente Trump e non solo negli Usa) da un lato si dichiarano “pro life” e dall’altro chiudono un occhio (se non entrambi) di fronte a discriminazioni di ogni tipo. «Nello stesso tempo – ha aggiunto il Pontefice – dobbiamo riconoscere che “la violenza delle ultime notti è autodistruttiva e autolesionista. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”». Parole che riecheggiano la posizione dei vescovi statunitensi, espressa ad esempio attraverso il loro presidente, l’arcivescovo di Los Angeles, José H. Gomez e totalmente coincidente con quella del Vescovo di Roma anche per ciò che concerne l’inappellabile condanna del razzismo. Il Papa ha voluto, inoltre, portare il conforto della preghiera a quanti sono nel lutto. «Oggi mi unisco alla Chiesa di Saint Paul e Minneapolis, e di tutti gli Stati Uniti – ha detto –, nel pregare per il riposo dell’anima di George Floyd e di tutti gli altri che hanno perso la vita a causa del peccato di razzismo. Preghiamo per il conforto delle famiglie e degli amici affranti, e preghiamo per la riconciliazione nazionale e la pace a cui aneliamo. Nostra Signora di Guadalupe, Madre dell’America, – ha quindi concluso – interceda per tutti coloro che lavorano per la pace e la giustizia nella vostra terra e nel mondo». Come già ricordato, sulla incandescente situazione seguita alla morte di Floyd si sono già espressi i vescovi degli Stati Uniti. Proprio monsignor Gomez, in un comunicato diffuso domenica scorsa, oltre alla preghiera per l’afroamericano morto e per i suoi cari, aveva dichiarato di condividere «l’indignazione della comunità nera e di chi è al suo fianco a Minneapolis e in tutto il Paese». Perciò insieme con tutto l’episcopato aveva espresso l’auspicio che le autorità civili assicurino alla giustizia i responsabili, affermando di comprendere «la frustrazione e la rabbia» degli afroamericani che «ancora oggi subiscono umiliazioni, trattamenti che degradano la loro dignità e discriminazioni a causa della loro razza e del colore della loro pelle». «Il razzismo è stato tollerato troppo a lungo. Si vada alla radice dell’ingiustizia razziale che ancora infetta tante aree della società statunitense». Allo stesso tempo, però, il presidente della Conferenza episcopale Usa aveva messo in guardia dalla violenza «autodistruttiva». Sulla stessa linea Shelton Fabre, vescovo di Houma–Thibodaux e presidente della Commissione contro il razzismo della stessa Conferenza, che in una intervista a Vatican news ha sottolineato: «Mentre condanniamo fermamente la violenza nei disordini, comprendiamo la frustrazione e l’indignazione di quelle persone che si impegnano anche nelle proteste pacifiche per essere ascoltate».
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