di Matteo Marcelli in “Avvenire” del 27 luglio 2021
Anticipo del summit in programma il settembre prossimo a New York, lunedì 26 luglio a Roma è iniziato il prevertice sui sistemi alimentari della Fao. Una tre giorni di confronto sotto la guida del segretario generale dell’Onu, António Guterres, e la partecipazione, oltre che del premier Mario Draghi, di capi di Stato e di governo.
A intervenire sono ricercatori, piccoli agricoltori, popolazioni indigene, rappresentanti del settore privato e ministri dell’Agricoltura. L’obiettivo è quello di valutare paradigmi di produzione in grado di assecondare il crescente fabbisogno alimentare mondiale, ma anche la necessaria transizione verso modelli improntati alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente, in ottemperanza ai traguardi fissati dall’agenda 2030 dell’Onu.
Un momento di dialogo che potrebbe favorire l’inizio di quell’ecologia integrale invocata da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ e porre fine alla cultura dello scarto che proprio nell’accesso al cibo trova una delle sue manifestazioni più evidenti. Il Pontefice ha inviato al summit un messaggio inequivocabile: «Produciamo cibo a sufficienza per tutti, ma molti restano senza il pane quotidiano. Questo costituisce un vero scandalo, un crimine che viola i diritti umani fondamentali. Pertanto, è dovere di tutti sradicare questa ingiustizia attraverso azioni concrete e buone pratiche, e attraverso audaci politiche locali e internazionali». E ancora: «Abbiamo la responsabilità di realizzare il sogno di un mondo in cui pane, acqua, medicine e lavoro scorrano in abbondanza e raggiungano per primi i più bisognosi. Ci vuole una nuova mentalità e un nuovo approccio olistico. Occorrono sistemi alimentari che tutelino la Terra e mantengano al centro la dignità della persona umana – ha insistito Francesco – che garantiscano cibo sufficiente a livello globale e promuovano il lavoro dignitoso a livello locale, che nutrano il mondo oggi, senza compromettere il futuro».
Il Papa ha poi rivolto un monito diretto alle istituzioni presenti: «Siamo consapevoli che interessi economici individuali, chiusi e conflittuali ci impediscono di progettare un sistema alimentare che risponda ai valori del bene comune, della solidarietà e della cultura dell’incontro. Se vogliamo mantenere un fruttuoso multilateralismo e un sistema alimentare basato sulla responsabilità, la giustizia, la pace, l’unità della famiglia umana è fondamentale».
Nel 2020 sono state 800 milioni le persone che hanno sofferto la fame, 130 milioni in più rispetto al 2019 secondo i dati presentati da Guterres. Un aspetto che la pandemia da Covid-19 ha certamente aggravato, ma che la diffusione del virus, da sola, non spiega. I responsabili sono soprattutto «povertà, diseguaglianze, gli alti prezzi del cibo, gli effetti dei cambiamenti climatici e i conflitti – come ha fatto notare il segretario generale dell’Onu –. Eppure c’è ancora speranza. Dobbiamo rispondere a queste sfide con idee, energia e partnership».
«La crisi sanitaria ha generato una crisi alimentare. Abbiamo assunto impegni per garantire che i vaccini siano disponibili per i più poveri del mondo. Dobbiamo agire con la stessa determinazione per migliorare l’accesso a una quantità adeguata di approvvigionamenti alimentari – ha invece evidenziato Draghi –. Dobbiamo promuovere abitudini alimentari sane preservando le culture alimentari tradizionali che sono state costruite nel corso dei secoli. Questo pre-summit è l’occasione per trasformare il modo in cui pensiamo, produciamo e consumiamo il cibo».
Un obiettivo difficilmente raggiungibile se non si comincia a mettere mano agli squilibri: «Vogliamo arrivare a uno spreco zero per poi arrivare alla fame zero» è l’obiettivo ricordato dal direttore generale della Fao Qu Dongyu.
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