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La vera risposta non sono le armi

Dal discorso di papa Francesco al Centro Femminile Italiano


Giovedì, 24 marzo 2022


[…] Care amiche, è ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere

inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della

sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra

vergognosa a cui stiamo assistendo.

Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello

che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di

potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra:

guerre regionali non sono mai mancate; per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra

mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione

maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il

mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a

danno degli altri.

La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho

letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due

per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La

pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-

militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non

facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il

modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del

potere economico-tecnocratico-militare.

Perché ho voluto fare con voi questa riflessione? Perché voi siete un’associazione di donne, e le

donne sono le protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione. Purché non

vengano omologate dal sistema di potere imperante. Sempre che mantengano la propria identità

di donne. A questo proposito vorrei riprendere un passaggio del Messaggio di San Paolo VI alle

donne, al termine del Vaticano II. Dice così: «Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della

donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un

irradiamento, un potere finora mai raggiunto. È per questo, in questo momento nel quale l’umanità

sperimenta una così profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo

possono tanto per aiutare l’umanità a non decadere» (nn. 3-4). È impressionante la forza profetica

di questa espressione. In effetti le donne, acquistando potere nella società, possono cambiare il

sistema. Voi potete cambiare il sistema, le donne possono cambiare il sistema se riescono, per così

dire, a convertire il potere dalla logica del dominio a quella del servizio, a quella della cura. C’è una

conversione da fare: il potere con la logica del dominio, convertirlo in potere con la logica del

servizio, con la logica della cura.

E ho voluto parlare di questo con voi per ricordare a me stesso e a tutti, a partire da noi cristiani,

che questo cambiamento di mentalità riguarda tutti e dipende da ciascuno. È la scuola di Gesù,

che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. È la scuola

di Gandhi, che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza. È la scuola dei santi e

delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al

servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche – direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che

hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le


ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore

all’educazione delle nuove generazioni.

È grande la forza della donna. È grande! C’è un detto – più che un detto è una riflessione: se un

uomo piuttosto giovane rimane vedovo, difficilmente da solo se la cava. L’uomo non può tollerare

una solitudine così grande. Se una donna rimane vedova, se la cava: porta avanti la famiglia, porta

avanti tutto. Spiegate voi la differenza, dov’è? Il genio femminile: è questo il genio femminile.

Questo esempio illumina abbastanza questa realtà.

La cultura della cura, dell’accoglienza, la cultura del farsi prossimo. Voi la vivete attingendo dal

Vangelo. L’avete imparata nella Chiesa, madre e maestra, e formandovi a coltivare prima di tutto

in voi stesse la vita spirituale, ad avere cura le une delle altre, nell’amicizia, nell’attenzione

reciproca, specialmente nei momenti di difficoltà, pregando le une per le altre, non chiacchierando

le une delle altre, no, questo non va! Ma voi non lo fate, sono sicuro.

Care amiche, per tutto questo vi ringrazio e vi incoraggio ad andare avanti. Come altre associazioni

cattoliche storiche, anche la vostra è cambiata con il mutare della società italiana. Fa bene per

questo anche “alleggerirsi” di strutture diventate insostenibili, per dedicarsi meglio alla formazione

e all’animazione culturale e sociale. Vi accompagni sempre la Vergine Maria, che domani

contempleremo nell’Annunciazione. Benedico di cuore voi qui presenti e tutte le socie,

specialmente quelle più fragili. E anche, voi, per favore, pregate per me. Grazie!

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