di Nello Scavo in Avvenire del 24 febbraio 2022
È scattata alle 5 in punto (le 4 del mattino in Italia) di giovedì 24 febbraio l'operazione militare ordinata da Mosca sull'Ucraina. Dopo i primi attacchi nelle repubbliche separatiste, dove sono stati colpiti i territori non ancora sotto il controllo dei combattenti filorussi, numerose detonazioni sono state ascoltate a Kiev. Abbiamo sentito distintamente diverse esplosioni che, nella fase iniziale, hanno centrato alcuni sobborghi della città, in particolare nei pressi dell'aeroporto internazionale. Il presidente Putin ha annunciato "operazioni militari speciali" in Ucraina accusando il governo di Kiev di essere responsabile degli spargimenti di sangue che potranno venire. Le azioni militari sono partite quando si stava riunendo il Consiglio di sicurezza Onu. Il prologo è avvenuto già nella serata di mercoledì 23 febbraio: due convogli carichi di equipaggiamento militare nell’area di Donetsk arrivati dalla frontiera con la Russia; trecento mezzi senza insegne, con a bordo i famigerati Spetznaz (corpi speciali russi). Black-out elettrici. Interruzioni nelle comunicazioni nelle Repubbliche separatiste. E poi, in serata, quella notizia che ha spinto tutto più giù, sull’orlo della guerra. È stata la notte più lunga, per Kiev. Con il timore che dalla Bielorussia, distante da Kiev meno di 100 chilometri in linea d’aria, altre colonne armate potessero prendere la direzione della capitale.
Oggi in tutta l’Ucraina entra in vigore lo stato di emergenza. Il governo ha esortato i suoi cittadini in Russia a lasciare in fretta il Paese, e Mosca ha chiuso l’ambasciata nella capitale dell’Ucraina, ammainando la bandiera. «Prevedere quale potrebbe essere il prossimo passo della Russia o dei separatisti, quali le decisioni personali del presidente russo, non posso dirlo», ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo stato di emergenza è stato deciso per un tempo iniziale di 30 giorni. Sono previste limitazioni alla libertà di movimento, il richiamo dei riservisti e il servizio militare obbligatorio, su richiesta delle autorità, per tutti gli uomini in età da combattimento. Il ministero dell’Interno ha diramato un’allerta per attentati a edifici governativi.
Anche l’ambasciata italiana e la Farnesina per tutto il giorno hanno inviato ai connazionali nel Paese messaggi sms ed email. «Si rammenta l’urgenza di lasciare l’Ucraina con i mezzi commerciali disponibili», si legge. Si spara sul terreno e si combatte con l’elettronica. I siti Internet di diversi dipartimenti del governo di Kiev hanno subìto blackout e rallentamenti, mentre anche gli osservatori dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), incaricati di monitorare la tenuta del cessate il fuoco, hanno denunciato tentativi di sabotaggio ai droni dell’Osce stessa. Nella regione del Donbass, l’Osce ha registrato 1.927 violazioni al cessate il fuoco solo martedì, tra cui 1.400 esplosioni. Il maggior numero di colpi è stato sparato nella regione di Lugansk. Per i civili il rischio di restare intrappolati nella morsa dei combattimenti è altissimo.
Quasi quattrocento centri di alloggio temporaneo con una capacità totale di 42mila persone sono stati attrezzati in 43 regioni. Altri 149 centri di alloggio temporaneo con una capacità di più di 54mila persone sono tenuti come riserva. Gli uomini non sono stati ammessi all’espatrio verso la “madre Russia”. Restano nelle Repubbliche separatiste e, volenti o nolenti, dovranno contribuire a respingere un eventuale contrattacco ucraino o essere costretti a fare da scudi umani. Il trasferimento degli sfollati forzati prosegue adoperando convogli ferroviari. A Mosca si parla di “profughi”, a Kiev di “deportati”. Solo martedì 21 treni erano previsti in partenza per Kursk, Belgorod, Saratov, Volgograd, e le regioni Voronezh. Altri sei treni sono stati instradati ieri con a bordo 3.600 persone dirette nelle regioni di Mosca, Lipetsk, Belgorod, Ryazan e Penza. Altri due treni partiranno per la Repubblica di Moldovia e ancora più a Nord, verso Kirov, a circa 1.800 chilometri di distanza, lungo la ferrovia transiberiana. Sul fronte occidentale, in direzione della Polonia, aumenta di frequenza il passaggio di persone in uscita dall’Ucraina. Un attacco su vasta scala potrebbe causare un massiccio afflusso di profughi verso l’Ue. La gente di Kiev scruta i telefoni cercando notizie. Tutti si guardano intorno. Domandandosi da dove arriveranno gli uomini dell’Armata Rossa.
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